ECONOMIA
A Rovigo calano i fallimenti
Tra 2019 e 2020 i dati evidenziano un calo dei fallimenti presentati in Tribunale a Rovigo, grazie agli interventi normativi che hanno congelato molte posizioni di aziende prossime alla crisi.
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ROVIGO - Sul fronte della crisi di impresa a Rovigo si registra tra il 2019 e il 2020 un trend in discesa per i fallimenti con -23% di procedure, si è passati, infatti, dalle 52 del 2019 alle 40 del 2020. Stabili i concordati sempre entro la decina. Quello delle procedure concorsuali è in trend in contrazione già dal biennio 2018/2019 dove i fallimenti erano passati dai 66 del 2018 ai 52 del 2019 e i concordati dai 15 del 2018 alle 5 procedure del 2019.
Si tratta di dati in linea tendenziale con quelli del Veneto dove tra il 2019 e il 2020 i fallimenti sono calati del 27%, passando dai 987 del 2019 ai 712 del 2020, mentre i concordati sono diminuiti del 41%, passando dai circa 160 del 2019 ai 93 del 2020.
Tra le province del Veneto, Rovigo è penultima, prima di Belluno, per numero di fallimenti e concordati aperti nel 2020.
“La riduzione delle procedure concorsuali - osserva Michele Ghirardini presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Rovigo - può essere dovuta alla maggiore resilienza delle imprese che, prima del Covid, avevano superato indenni un difficile decennio caratterizzato da una ripresa lenta e stentata. Tuttavia bisogna anche considerare che nell’ultimo anno sono state introdotte norme atte a ridurre le procedure concorsuali.
Pensiamo, ad esempio, al rinvio dell’obbligo di copertura delle perdite di società di capitali, al rinvio dell’entrata in vigore della nuova e più stringente normativa sulla crisi d’impresa, alla dichiarazione di improcedibilità di tutti i ricorsi per fallimento depositati tra il 9 marzo e il 30 giugno 2020. Inoltre l’operatività dei Tribunali è stata sospesa nei mesi di lockdown ed è poi è ripresa a ritmi ridotti.
Purtroppo è verosimile prevedere che, al termine dell’efficacia delle moratorie, vi sarà un significativo aumento delle procedure concorsuali, aumento che riguarderà ovviamente i settori più colpiti in quanto il Covid ha avuto effetti asimmetrici sui bilanci delle PMI, impattando più duramente sulle attività esposte al lockdown e alle restrizioni come ad esempio alberghi, ristoranti, bar, agenzie di viaggio, palestre, trasporti aerei, servizi turistici e ricreativi, servizi alla persona, spettacolo, cultura e intrattenimento…Tutte queste realtà potranno farcela solo se saranno adeguatamente supportate nella fase di ripresa post Covid. Tutto ciò ha un valore particolare per la nostra provincia, caratterizzata da una significativa presenza nei settori del turismo e dell’intrattenimento, penso ad esempio al distretto della giostra dell’Alto polesine e alla zona di Rosolina e del Delta, senza trascurare gli altri settori colpiti duramente dalla crisi nel nostro Polesine".
Dal 1 gennaio 2021 è entrata in vigore la nuova disciplina del rapporto banca-impresa, per cui sarà più facile finire nella lista dei cattivi pagatori gestita dalla centrale rischi della Banca d’Italia in caso di sconfinamento del conto corrente, con l’effetto di impedire l’accesso a delle nuove linee di credito. Secondo la nuova normativa appena entrata in vigore, le banche dovranno dichiarare inadempienti le imprese in arretrato di pagamento per oltre 90 giorni sugli importi superiori ai 500 euro riferiti a uno o più finanziamenti e che rappresentino più dell’1% dei debiti totali. In base alle nuove regole, il default di una posizione si estenderà automaticamente a tutti i finanziamenti del cliente nella stessa banca. Inoltre i margini attivi dell'impresa presenti sulle altre linee di credito, non potranno più essere usati per compensare le pendenze ed evitare l’inadempienza, con l’effetto che sarà più facile finire sulla lista dei cattivi pagatori gestita dalla centrale dei rischi della Banca d'Italia non è un problema da poco perché impedisce di accedere ad altre linee di credito.
“Nel corso della pandemia - continua Ghirardini - si sono registrati ritardi e omissioni nei pagamenti commerciali, con un apice nel mese di maggio e con un effetto a catena che ha peggiorato l’equilibrio finanziario dell’intero sistema produttivo.
In un periodo di crisi di liquidità dovuta al Covid sarebbe naturale aspettarsi una attenuazione dei vincoli all’accesso al credito e dei parametri di merito creditizio non certo il contrario e invece ci troviamo a parlare di queste nuove regole entrate in vigore dal 1 gennaio 2021.
Le nuove regole europee sulla definizione di default, pur non rappresentando un cambiamento improvviso, appaiono in netta controtendenza rispetto alle norme interne ed europee che nel 2020 hanno ampliato e facilitato l’accesso al credito delle PMI e, infatti, la disciplina della segnalazione di default era stata definita in un periodo precedente la pandemia. Mi chiedo pertanto che senso abbia farla valere proprio adesso, come se non fosse successo niente e tutto fosse normale. Credo che il governo dovrebbe pensare al differimento dell’entrata in vigore di queste nuove regole, anche per non vanificare la moratoria sui mutui e il potenziamento del fondo di garanzia delle PMI disposti dal Governo stesso. In attesa di questo intervento credo che le banche, allo scopo di limitare il più possibile le segnalazioni di default, debbano dialogare con i propri clienti e fornire una completa ed esauriente informativa sulla propria policy in materia”.
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